Una
vecchia fattoria nell'agro pontino. Sono quattro edifici
(di cui una stalla) e due coppie di silos.
Sono disposti a formare una specie di piccolo borgo. E'
tutto in rovina; in uno degli edifici è impossibile
entrare perchè i solai hanno ceduto. Ma dove si può
accedere ci sono ancora delle tracce di un tempo passato:
vecchi mobili, tra cui una credenza con uno scomparto
specchiato ancora integro; oggetti completamente fuori
contesto, come una catasta di sedili da cinema
parrocchiale; sacchi di zolfo, probabilmente usati per
fare il solfato di rame.
Nell'abitazione a cui si può accedere, una serie
cospicua di vecchi numeri de La torre di guardia
(datati 1974) e una confezione di un farmaco scaduto nel
1962 (il Lysocorticone, ormai sparito dal commercio). Su
tutto, quello che ti colpisce di più, una serie di
quaderni di scuola di una bimba. Tutto buttato in terra
in mezzo a immondizia e macerie.
Ci sono anche parecchie tracce che portano a pensare che
qui, quando era già tutto in rovina, ladruncoli da
strapazzo si rifugiassero a controllare il magro bottino
dei loro scippi: borse porta documenti e borsette.
Ma la parte più incredibile è la cassaforte. Nella
spianata che fa da fulcro agli edifici, c'è una
cassaforte da pavimento, bella grossa, che ha una parte
divelta a picconate. Un evidente bottino che qualcuno ha
portato qui per poterla aprire in tutta calma (mi ha
ricordato Per qualche dollaro in più di
Sergio Leone).
La bella civiltà contadina. La natura, gli animali,
l'aria pulita, le cose semplici.
Questo dovrebbe ispirare una vecchia fattoria. Ma non
riesco a vederci nulla di idilliaco e bucolico.
Siamo in pieno Agro Pontino e, anche se il periodo
storico, così come le condizioni ambientali e sociali
sono completamente diversi, non posso fare a meno di
ricordare l'affresco agghiacciante di questi territori,
fatto da Giordano Bruno Guerri in Povesa santa,
povero assassino La vera storia di Maria Goretti.
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